Si è tenuta il 10 Dicembre la 32esima edizione di uno dei raduni internazionali più grandi, dedicato interamente al mondo dell’off-road ed a tutti gli amanti del genere: il Raduno Internazionale 4×4 Città di Gradisca. Noi ci siamo spostati direttamente nel paese del Friuli Venezia Giulia per prendere parte all’evento, forti di una Jeep Wrangler in dotazione per affrontare il percorso più estremo.
L’organizzazione
Senza ombra di dubbio vedere 628 equipaggi, questo il numero di partecipanti di quest’anno, tutti ampiamente schierati in fila dietro il nastro di partenza, fa un certo effetto. L’organizzazione impiega un anno intero ad organizzare la manifestazione, questo perché deve essere tutto perfettamente in regola non solo con le autorizzazioni dei comuni e dei residenti, che come possiamo immaginare portano non poche noie a livello burocratico, ma anche con la logistica e l’orientamento degli equipaggi: tutto il percorso deve essere battuto e liberato da ostacoli, così come devono essere lavorati e stampati i roadbook. In questa ottica il compito degli organizzatori diventa più difficile poiché il lavoro raddoppia in caso di percorsi non affrontabili dai SUV, dato che bisogna prevedere delle “vie di fuga” per le auto che non possono continuare verso il percorso difficile e dedicato solo a veicoli nati o preparati per dedicarsi all’offroad più pesante. Una sorta di percorso alternativo e leggermente più breve quindi, che rende questo raduno aperto davvero ad una moltitudine di vetture.
La nostra esperienza
Abbiamo cominciato il percorso direttamente a bordo della Jeep Wrangler, con la più chiara intenzione di non fermarci praticamente davanti a nulla. Jeep è stato sponsor ufficiale dell’evento, ma è il brand che ha visto anche la partecipazione più massiccia dei proprietari, segno che resta una delle scelte principali nel mondo del fuoristrada, che sono accorsi da numerose parti d’Italia ma anche da oltreconfine. Dopo il primo tratto su asfalto o su leggero sterrato ci siamo subito fiondati sui percorsi difficili, con scollinamenti importanti, salite fangose (tanto per sporcare un po’ l’auto), letti di fiume asciutti da superare in scioltezza sui ciottoli di dimensioni anche importanti e, soprattutto, i guadi. Con grande facilità abbiamo superato una serie di guadi con acqua che arrivava quasi al cofano motore, nonostante la nostra auto non avesse lo snorkel inerpicato lungo il montante, a netta dimostrazione dell’indole della Wrangler che ci ha ospitati al suo interno. Anche gli angoli di attacco e di uscita si sono rivelati un grande valore aggiunto, nonostante i parafanghi di serie (che molti levano per “liberare” le ruote), tanto che è stato possibile superare addirittura in velocità alcuni punti ed alcuni attacchi per delle salite. L’aspetto più interessante di questa esperienza a bordo della Jeep è stato scoprire come una tale auto possa metterti a tuo agio anche in condizioni davvero difficili, perché abbiamo dovuto superare pendenze e fondi non propriamente immaginabili a chi non bazzica nel fuoristrada. In realtà i circa 118 km che abbiamo percorso non ci hanno allontanati molto da Gradisca e da Cormons, più che altro si girava sempre nelle stesse zone ma battendo strade e sentieri di volta in volta diversi, che hanno chiamato in causa difficoltà del percorso sempre crescenti e che in alcuni casi hanno chiesto l’inserimento non solo della trazione integrale 4×4 ma anche delle marce ridotte, tutto ampiamente avvisato e consigliato dal roadbook scritto bene e che cercava di evitare ambiguità. Nei punti strategici è stata impeccabile l’organizzazione, con mezzi e personale a supporto dei partecipanti che si sarebbero potuti trovare in difficoltà, che hanno svolto una funzione di indirizzamento del traffico in dei punti con passaggi sdoppiati che si ricongiungevano in una sola strada e di disambiguazione in alcuni incroci particolari, oltre ad aver avuto l’onere di lavare (ed asciugare, per evitare la formazione del ghiaccio) le strade asfaltate sporcate dal passaggio delle auto.
Conclusioni
In definitiva l’appuntamento di Gradisca è uno di quei must che ogni amante dell’offroad dovrebbe vivere almeno una volta nella propria vita. Affrontarlo per la prima volta con una Jeep Wrangler è stata la rottura del ghiaccio migliore possibile, perchè ha garantito sicurezza e stabilità in tutte le condizioni, anche in tratti estremamente stretti e percorrendo i quali bastava semplicemente qualche grado di sterzo in più per danneggiare la carrozzeria a causa dei rami degli alberi. Molto importante è specificare anche la questione dimensioni: Wrangler è un prodotto non estremamente largo, quindi capace di insinuarsi anche in posti dove un Hummer, ad esempio, non potrebbe neanche lontanamente pensare di arrivare. Bingo, non c’è dubbio.
Parole di Claudio Anniciello